PREMESSA
Nonostante le donne siano percentualmente meno presenti nel mondo del lavoro rispetto agli uomini, hanno maggiori probabilità di avere problemi di salute legati al lavoro e una prevalenza di disturbi muscolo scheletrici. Settori e occupazioni specifici dominati dalle donne si caratterizzano per l’esposizione a rischi fisici specifici che ci correlano a disturbi muscolo scheletrici.
Attualmente una persona su dieci ha 60 anni o più e le stime affermano che entro il 2030 gli individui della generazione caratteristica del “baby boom” saranno anziani. Si ritiene che questo gruppo sarà per il 25% rappresentativo della nostra popolazione (Organizzazione Mondiale della Sanità).
La densità delle ossa e la forza muscolare, a partire dai 30 anni, iniziano a diminuire sia negli uomini che nelle donne. La quantità di tessuto muscolare diminuisce gradualmente comportando perdita di massa e forza muscolare. La perdita lieve di forza muscolare aumenta la tensione su alcune articolazioni (come il ginocchio) e può predisporre la persona ad artrite o a cadute.
Invecchiano le articolazioni e presentano alterazioni della cartilagine e del tessuto connettivo, diventando meno elastiche e più suscettibili a eventuali lesioni. Le superfici articolari non scorrono più bene l’una sull’altra come in precedenza. Inoltre, le articolazioni diventano più rigide perché il tessuto connettivo all’interno dei tendini e dei legamenti diventa più rigido e fragile. Tale cambiamento limita anche l’arco di movimento delle articolazioni.
SINTESI DEL RAPPORTO
Il tasso medio, nel biennio 2015 – 2016, di segnalazioni è di 31,8 su 100.000 abitanti, meno rispetto al 2013 – 2014 ma rimane costante la percentuale di segnalazioni a carico di lavoratrici (26%).
Se poi analizziamo le segnalazioni in riferimento all’età, tra le donne con età compresa tra i 30 e 59 anni, corrispondono al 76%, mentre tra gli uomini si attestano al 64%.
La prima causa di segnalazione valutabile riguarda soprattutto la malattia muscoloscheletrica con il 69%, la quota tra le donne, per questa tipologia di segnalazione, raggiunge l’87%.
Anche tra i lavoratori over 60 prevalgono le malattie muscoloscheletriche, ma questo non è diverso nemmeno per le altre fasce di età: i disturbi muscolo scheletrici sono la prima causa di segnalazione, in particolare, tra i casi con nesso causale positivo spiccano i disturbi dei dischi intervertebrali con una quota del 23%.
Il settore economico più colpito per gli uomini è quello delle costruzioni (22%), seguito dall’agricoltura (11%) e dalla fabbricazione e lavorazione dei prodotti in metallo, escluse macchine e impianti (6%).
Mentre per le donne, la maggior quota di casi si riscontra nei settori della sanità e altri servizi sociali (14%) e nell’agricoltura (12%).
Per le donne, la professione avente maggiori segnalazioni con nesso positivo è la categoria delle artigiane e delle operaie addette alle lavorazioni alimentari, del legno, del tessile, dell’abbigliamento (La salute della donna al lavoro. Punto Sicuro, a cura di Debora Russi) delle pelli e del cuoio (14%), seguita da quella delle lavoratrici agricole, zootecniche e forestali (10%) e dalle professioni concernenti specifici servizi per le famiglie (10%). Le segnalazioni provenienti da professioni specifiche del settore sanitario, sempre per le donne, si attestano nel complesso al 7%.
Per gli uomini, invece, le prime categorie riguardano gli operai ed artigiani dell’industria estrattiva e dell’edilizia (30%) e degli operai ed artigiani metalmeccanici (17%).
Tra le patologie muscoloscheletriche più diffuse, nel settore delle costruzioni, si segnala la sindrome del tunnel carpale, a seguire le malattie del rachide e le altre malattie muscoloscheletriche.
Segue poi l’agricoltura, con percentuali vicine al 13% per tutte le tre patologie.
I disturbi della colonna vertebrale sono collegati anche ai trasporti terrestri e alla sanità, entrambi con valori prossimi al 7%, mentre per la sindrome del tunnel carpale e per le altre malattie muscoloscheletriche emergono anche il commercio al dettaglio, l’industria alimentare e, infine, gli alberghi e ristoranti.
Per un approfondimento dei dati al livello regionale clicca qui: Malprof 2015-2016 – Il nono rapporto Inail – Regioni sulle malattie professionali